In questo passo si nota subito che Paolo fa la differenza tra opere, che sono della carne, e frutti, che sono dello Spirito. Per Paolo il termine opera ha sempre un valore negativo e indica lo sforzo umano di costruirsi la religione dal basso. E' un voler raggiungere Dio con il proprio sforzo per poterlo manipolare a piacere. E' la torre di Babele. Frutto, invece, è qualche cosa che esce spontaneo dall'albero. Anche quando parla della carne Paolo è alquanto negativo. L'uomo-carne è l'uomo abbandonato alle sue sole forze, al contrario l'uomo-spirito è l'uomo interpellato da Dio e segue la fede. Quindi quando egli fa la lista delle "opere della carne", non può essere che una lista fortemente negativa. D'altronde lui sa bene che ogni uomo è tempio dello Spirito, non esiste un uomo in cui Dio non abbia la sua influenza a meno che la persona stessa si metta in netta opposizione e rifiuto di Dio. La fonte di tutti i peccati, quindi, non sta nell'uomo ma nel suo voler fare a meno di Dio. La morale che Paolo presenta, è invece eredità del Regno, è qualcosa che è basato sulla speranza ma che richiede un continuo sforzo personale per preparare la venuta del Messia, per vincere le tendenze della carne. Come per i vizi, così anche per il frutto dello Spirito, non c'è una lista esauriente ed esso non si riferisce solo ai santi o a coloro che sono in Paradiso, ma è una realtà per ogni giorno e per ogni credente. Abbiamo detto che il frutto esce spontaneo dall'albero, ma questo non vuol dire passività. Proprio perché sono frutti specialmente sociali, esigono collaborazione umana. Per questo l’apostolo Paolo dice: "Se viviamo dello Spirito, camminiamo secondo lo Spirito".
LE OPERE DELLA CARNE
Per l’apostolo Paolo è indispensabile che la libertà del Cristiano non significhi fermarsi alle bassezze della natura umana, ma libertà di camminare nella vita dello Spirito. Ognuna delle parole che Paolo usa nasconde un'immagine: esaminiamole.
Fornicazione . Il termine “fornicazione” indica avere rapporti sessuali all’infuori del matrimonio. E` stato detto, e corrisponde a verità, che la castità è una virtù introdotta nel mondo per la prima volta dal Cristianesimo. Il cristianesimo sorse in un mondo in cui l'immoralità sessuale non solo era accettata, ma spesso era considerata indispensabile per una vita ordinaria. Quando non si pone Dio come unico oggetto del nostro amore, si arriva un po' alla volta a giustificare qualsiasi altro tipo di amore.
Impurità. Il termine “impurità” indica l’essere impuro, non limpido, non trasparente. L’impurità è quella cosa che rende un uomo indegno di comparire davanti a Dio, la sporcizia della vita e tutto quanto ci separa da Dio. Non solo, quindi, l'aspetto sessuale del quale si è già parlato prima, ma qualsiasi altra azione fatta con intenzione non buona.
Dissolutezza. Il termine “dissolutezza” indica l’essere sciolto da ogni freno, da ogni legge morale, viziosamente sfrenato, sregolato (senza regole), scostumato; è un dissoluto chi rovina le famiglie. L'idea è quella di un uomo che si è lasciato coinvolgere così tanto dai suoi desideri da non preoccuparsi più per quello che gli altri dicono o pensano. Il lasciarsi prendere dalle passioni è come una droga che un po' alla volta addormenta la nostra coscienza.
Idolatria. Il termine “idolatria” significa adorare dèi costruiti dalle mani degli uomini. Si ha questo peccato quando cose materiali hanno preso il posto di Dio. Quante delle nostre cose sono diventate indispensabili nella nostra vita, più importanti di Dio.
Stregoneria. Il termine “stregoneria” indica il complesso di pratiche magiche e occulte che si fondano sulla superstizione, messe in atto per arrecare danno a qualcuno (compreso l’oroscopo).
Inimicizia. Il termine “inimicizia” indica l’essere nemico, avverso, ostile (non avere rapporti con altre persone). E' l'esatto opposto della virtù cristiana dell'amore per i fratelli e tutte le persone.
Discordia. Il termine “discordia” significa non andare d’accordo, non concordare, non essere coerente, non essere conforme, non accordarsi, non armonizzarsi. Viene soprattutto usato per descrivere una rivalità che poi finisce in lite e lotta.
Gelosia. Il termine “gelosia” indica un sentimento di tormentosa ansia, di sospetto, ragionevole o no, di avere un rivale. Non si è gelosi solo verso persone, ma anche verso cose che sentimentalmente o materialmente sono ritenute proprie. Essa ci fa perdere di vista la nostra vocazione e il valore dei doni che Dio ci ha dato, e ci concentriamo sui doni degli altri. E' il vecchio detto: "L'erba del vicino è sempre più verde".
Ira. Il termine “ira” indica l’ostilità profonda verso qualcuno o qualcosa, ci si può essere accecati da perdere il controllo di sé stessi.
Contese. Il termine “contesa” significa combattere, competere, opporsi, disputare, litigare con qualcuno.
Divisioni. Il termine “divisioni” indica le separazioni di animi, discordia, disunire moralmente e spiritualmente, quindi formare gruppi separati.
Sètte . La sètta è una società di persone seguaci di una particolare dottrina per lo più in contrasto con un’istituzione o un’ideologia comunemente riconosciuta e perciò generalmente condannata.
Invidie. Il termine “invidia” significa portare rancore semplicemente per il fatto che l'altro ha qualcosa.
Ubriachezza. L’ubriachezza si ha quando una persona fa abuso di alcool e quindi non è sobrio, ma è inebriato, stordito, intontito, frastornato. Quanti tra i giovani si lasciano trascinare dai compagni solo perché non hanno il coraggio di dire di no al gruppo o hanno paura di apparire dei deboli.
Gozzoviglie. Il termine “gozzoviglie” indica mangiare e bere molto senza autocontrollo. Si può gozzovigliare anche eccedendo nei comportamenti con gli altri, cioè non accontentarsi di quello che si ha.
IL FRUTTO DELLO SPIRITO
C'è subito da notare che si parla di "frutto" e non di frutti. Il frutto è unico, è la capacità di camminare alla presenza di Dio, ma di volta in volta essa assume aspetti diversi: amore, pace, gioia, ecc. Come aveva fatto nei versi precedenti per le opere della carne, ora Paolo prepara una lista di cose buone che sono frutto dello Spirito. Anche qui guardiamo a ciascuna parola.
Amore. La parola “amore” usata dal Nuovo Testamento è "Agape". Questa parola non è molto usata nel greco classico. In greco ci sono quattro parole diverse per tradurre l'italiano "Amore": a) "Eros"; significa l'amore di un uomo per una ragazza; è un amore che ha in sé una forte passione. b) "Philia" è il caldo amore che noi proviamo per coloro che ci sono più vicini o più cari; è una cosa del cuore. E' usata anche per descrivere interessi tipo musica, pittura ecc. c) "Storge"; significa piuttosto affetto ed è usato specialmente per l'amore dei genitori e dei figli. d) "Agape," il significato cristiano di questa parola è una benevolenza che non si può guadagnare o ripagare. Significa che nonostante tutti i difetti, le ingiustizie, le offese o le umiliazioni che un uomo può infliggerci, noi non cercheremo mai nient'altro che il suo bene. Pertanto esso è un sentimento sia della mente che del cuore; coinvolge sia le emozioni che la volontà. Descrive lo sforzo, che si può fare solo con l'aiuto di Dio, di ricercare solo ciò che è meglio per ciascuno, anche per coloro che ci fanno del male.
Allegrezza. L’ “allegrezza” è un sentimento lieto dell’animo pienamente soddisfatto che si manifesta nell’aspetto del volto, degli atti e delle parole. Leggiamo ad esempio i seguenti versi: sal.30:11; Rom.14:17; Rom.15:13; Fil.1:4; Fil.1:25 che ci insegnano un’allegrezza che non viene dalle cose terrene, né tanto meno dal trionfare sopra qualcuno ma ha le sue fondamenta in Dio.
Pace. Il termine “pace” indica concordia, serenità, armonia nei rapporti fra individui o fra categorie di persone. Nel linguaggio cristiano è la beatitudine eterna, lo stato di felicità delle anime nella contemplazione di Dio. Nel Nuovo Testamento viene usata con la parola ebraica "Shalom" e significa non solo libertà da problemi, ma presenza di ogni cosa necessaria per raggiungere la condizione migliore di un uomo. Qui significa quella tranquillità di cuore che deriva dalla coscienza che la nostra vita è nelle mani di Dio.
Longanimità. Il termine “longanimità” (o più comunemente pazienza) indica la virtù di chi sopporta i mali, le avversità, le noie con rassegnazione, comprensione e tolleranza. Se Dio fosse un uomo avrebbe annientato il mondo già da molto tempo; ma egli ha una pazienza che sopporta tutti i nostri errori e non ci abbandonerà mai. Nel nostro comportamento verso gli altri, dobbiamo riprodurre questa attitudine amorevole, paziente, misericordiosa che Dio ha nei nostri confronti.
Benignità. Il termine “benignità” indica chi è disposto alla bontà, all’amorevolezza, alla indulgenza verso gli altri.
Bontà. Il termine “bontà” indica le buone qualità morali, che spingono l’uomo a fare il bene, a essere generoso, affabile, cortese, mite. Il cristiano ha bisogno di quella bontà che sa essere contemporaneamente gentile ma decisa.
Fedeltà. La parola “fedeltà” indica chi è fedele e costante nei principi, negli affetti, chi è leale, onesto, fidato, sincero.
Dolcezza. Il termine “dolcezza” indica chi è gradevole, piacevole, amabile, mansueto, umile, lento all’ira. Nel Nuovo Testamento una persona dolce (o mite) è colui che è sottomesso alla volontà di Dio (Mt.5:5; Mt.11:29; Mt.21:5).
Temperanza. La parola “temperanza” (o più comunemente autocontrollo) indica la capacità di contenere nella giusta misura i propri desideri, le proprie passioni, i propri istinti naturali, quindi avere padronanza di sé. E' lo spirito forte che ha messo sotto controllo i suoi desideri e la sua ricerca di piacere. E' la virtù per la quale un uomo diventa così padrone di se stesso da essere pronto a diventare servo degli altri.